Pernice
bianca -
Lagopus
mutus
(Montin, 1776)
Misure
di gestione
Prelievo
venatorio non commisurato alla consistenza e al successo riproduttivo della
popolazione e bracconaggio; degrado degli ambienti di alta quota; eccessivo
carico di bestiame, specie se accompagnato da cani non controllati; sottrazione
dell'habitat e disturbo diretto e indiretto del turismo estivo ed invernale
. A proposito di quest'ultimo punto va segnalato che la presenza di impianti
di risalita determina la morte di una quota non ben determinata, ma non
trascurabile, di individui per impatto con i cavi sospesi. Le piste battute
facilitano inoltre l'accesso dei predatori agli habitat della Pernice bianca.
Inoltre, in alcune aree lo sci fuori pista e lo scialpinismo le arrecano
pesante disturbo.
Nelle
pratiche pastorali bisogna evitare gli eccessivi carichi di bestiame, sicura
fonte di disturbo diretto e possibile fonte di diffusione di parassitosi.
Nelle zone riproduttive va pure evitata la presenza incontrollata di cani
da lavoro o da compagnia. Si deve evitare l'abbandono di rifiuti in quota,
che determinano una maggiore frequentazione di tali zone da parte dei predatori.
Importante evitare l'utilizzo turistico-sportivo incondizionato degli habitat
della Pernice bianca, sia in periodo riproduttivo che in periodo invernale.
La
Pernice bianca è attualmente cacciabile. Data la situazione di vulnerabilità
e la contrazione locale di talune popolazioni, sicuri benefici deriverebbero
dalla sospensione o limitazione del prelievo [A3]. Vista la mortalità
dovuta ai predatori e l'espansione delle popolazioni di alcune loro specie,
si può anche prevedere il controllo dell'impatto predatorio [A5].
In talune zone, specie alle quote inferiori e in zona prealpina, può
essere utile il controllo della crescita della vegetazione arbustiva (ontano
verde) mediante il mantenimento o ringiovanimento di ambienti aperti (praterie
primarie, prati magri, praterie xeriche, ambienti rocciosi con vegetazione
discontinua e arbusteti bassi), anche attraverso il decespugliamento [Bc10],
così come l'incentivazione del pascolo programmato (ovino, bovino
ed equino), con carico minimo, controllo delle specie e del numero di capi
[Bc12]. Di particolare importanza per la specie, al fine di cogliere sul
nascere fenomeni di diminuzione e prevedere interventi opportuni, è
il monitoraggio dello status [C2] e della struttura [C1] delle popolazioni
nelle diverse fasi del ciclo biologico, la definizione qualitativa delle
potenzialità faunistiche del territorio [C4], il monitoraggio dei
predatori [C7] e il monitoraggio del prelievo [C8]. Infine, andrebbero effettuati
studi particolareggiati finalizzati ad individuare potenziali interventi
futuri [C11]. Popolazioni localizzate potrebbero giovarsi del controllo
delle attività turistico ricreative montane (costruzione ed esercizio
di impianti sciistici) [D6].
La
specie, in lieve regresso in alcune parti dell'areale ed in particolare
sull'arco alpino, potrebbe trarre benefici da interventi diretti sulla zoocenosi
[A]. Essendo particolarmente selettiva per l'habitat, risultano prioritarie
le strategie di conservazione consistenti nella applicazione di interventi
diretti sull'habitat [B]. La dinamica fluttuante che manifestano molte popolazioni
locali e una certa tendenza alla diminuzione, forse in relazione al mutamento
della situazione climatica, rendono necessaria l'esecuzione di monitoraggi
sulla popolazione esistente [C]. Gli effetti negativi del disturbo, diretto
o indiretto, delle attività umane rendono necessari interventi sulla
componente sociale [D].