Francolino
di monte -
Bonasa
bonasia
(Linnaeus, 1758)
Misure
di gestione
La
specie è cacciabile in molti paesi e soggetta ad un prelievo elevato.
Anche dove non soggetta a prelievo legale è talvolta soggetta a bracconaggio
e al disturbo indotto dall'attività venatoria su altre specie. I
maggiori fattori critici consistono comunque nei fenomeni di alterazione
degli habitat conseguenti alla modifica delle pratiche selvicolturali.
Nelle
pratiche selvicolturali vanno evitati gli interventi che determinano un
eccessivo impoverimento della diversità e della struttura dei boschi
quali l'introduzione del ceduo o turni di taglio troppo ravvicinati nel
bosco d'alto fusto. D'altra parte è altrettanto importante evitare
l'abbandono delle pratiche agricole e selvicolturali tradizionali che mantengono
condizioni idonee alla specie, quali il taglio a rotazione su piccole parcelle
forestali o la monticazione del bestiame sui maggenghi. Va evitato un eccessivo
sfruttamento e prelievo delle risorse del sottobosco, in particolare dei
frutti di bosco, anche per ridurre il disturbo che ciò causa alle
nidiate. Infine la caccia alla specie va chiusa o rigidamente controllata,
soprattutto nelle parti periferiche dell'areale in cui la situazione sembra
più critica.
In
diversi paesi dell'areale, Italia compresa, il Francolino di monte è
soggetto a prelievo venatorio. Vista la situazione negativa di parte della
popolazione si ritiene sicuramente opportuna la sospensione o limitazione
del prelievo [A3]. Della massima importanza sono gli interventi volti al
ripristino di condizioni forestali idonee alla specie, essendo l'eccessivo
sfruttamento delle risorse forestali o l'abbandono delle attività
selvicolturali tradizionali tra le prime cause di regresso. Sono quindi
auspicabili la creazione e mantenimento di zone aperte all'interno dei boschi
[Bb2]; gli interventi selvicolturali finalizzati allo sviluppo del sottobosco
[Bb3]; interventi selvicolturali finalizzati alla rinnovazione spontanea
delle specie forestali autoctone (es. disetaneizzazione) [Bb4]; gli interventi
selvicolturali volti al ripristino ed al mantenimento di boschi autoctoni
e alla conversione dei boschi cedui in alto fusto [Bb5]. La situazione di
regresso cui sono sottoposte alcune popolazioni locali e la scarsa conoscenza
della reale situazione di diverse altre rende necessaria l'effettuazione
di un monitoraggio dello status delle popolazioni nidificanti e svernanti
[C2] nonché delle caratteristiche demografiche delle singole popolazioni
[C1]. Le potenzialità del territorio per questa specie vanno valutate
mediante definizione qualitativa [C4]. Ove ancora cacciato dovrebbe essere
eseguito il monitoraggio del prelievo [C8]. Al fine di ottenere delle indicazioni
gestionali andrebbero effettuati studi particolareggiati finalizzati ad
individuare potenziali interventi futuri [C11].
La
specie, in diminuzione in buona parte dell'areale, potrebbe trarre benefici
da interventi diretti sulla zoocenosi [A]. Essendo particolarmente selettiva
per l'habitat, la cui alterazione è presumibilmente la causa principale
del regresso, la principale strategia di conservazione deve consistere nella
applicazione di interventi diretti sull'habitat [B]. Lo status non ben noto
di diverse popolazioni e la tendenza alla diminuzione rende necessaria l'esecuzione
di monitoraggi sulla popolazione esistente [C].