Le Prealpi lombarde sono costituite da un insieme di rilievi prevalentemente calcarei o dolomitici, distesi fra i laghi Maggiore, di Como, d’Iseo e di Garda, a cavallo fra la fascia collinare ed una linea di faglia che le separa dai versanti meridionali delle Alpi Lepontine, Retiche ed Orobie. Sono suddivise territorialmente in Prealpi Varesine, Comasche, Lecchesi, Bergamasche e Bresciane.
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Prati aridi e boschi delle Prealpi lombarde |
Il paesaggio prealpino è molto vario di aspetti, con rilievi in parte boscati ed in parte aspri o rocciosi, ovunque ricchi di acque correnti e bacini lacustri grandi e piccoli. Tra i più significativi monti che le rappresentano, si annoverano il M. Campo dei Fiori e il M. Lema nelle Prealpi Varesine; Il Gruppo di Gino, il M. Generoso e il Gruppo di S. Primo con i Corni di Canzo nelle Prealpi Comasche; il M. Resegone e le Grigne nelle Prealpi Lecchesi; il Gruppo dell’Arera, della Presolana e del Camino, per citarne solo alcuni fra i maggiori, nelle Prealpi Bergamasche; infine, il Gruppo della Concarena, geograficamente attribuibile alle Prealpi Bergamasche ma collocato prevalentemente in territorio della provincia di Brescia.
Nella fascia montana prealpina si trovano quasi tutti gli ecosistemi ed i biotopi planiziali e collinari, distribuiti dai fondovalle fino a modeste altitudini, per lasciare spazio, man mano si sale di quota, agli ambienti caratteristici dell’orizzonte montano e subalpino. Qui, come già detto nel paragrafo precedente, si osservano tutte le specie di Ropaloceri che si adattano alle differenti condizioni ambientali sia del piano che dei monti, poche escluse: tra queste ultime si ricordano le planiziali Lycaena dispar e Satyrium pruni, precisando che altre di queste specie, ad esempio la Ninfalide Apatura ilia, si adattano solo ai fondovalle, lungo i fiumi, torrenti ed in prossimità dei laghi.
Fra le specie di Ropaloceri più rappresentativi, vistosi o rari degli orizzonti montano e subalpino, meritano di essere descritti:
gli Esperidi Pyrgus onopordi e Carcharodus lavatherae su prati aridi ed in oasi xerotermiche steppiche;
sui prati montani da sfalcio e sui prati magri, la Ninfalide Melitaea aurelia, rara e localizzata;
la Licenide Lycaena eurydame, che con la sua esuberante forma cisalpina (Fruhstorfer, 1909) frequenta i prati ed i pascoli montani e subalpini in prossimità di ruscelli e torrenti;
la Licenide Maculinea rebeli, cui già si è accennato, rara sulle Prealpi e con bruco infeudato sia ai fiori di Gentiana cruciata che alla presenza della formica Myrmica schenki;
il bellissimo Papilionide Parnassius apollo, tipica farfalla montano-alpina che frequenta scoscesi prati fioriti in prossimità di coste rocciose e muretti a secco dove vegetano i Sedum;
in valli boscose ed umide, lo splendido e grande Ninfalide Limenitis populi, raro ed elusivo, localizzato lungo tutta la cerchia alpina e dorsale nord-appenninica, e l’altrettanto grande e vistosa Ninfalide Apatura iris , meno rara del precedente ed ospiti di biotopi simili, dove abbondano i salici;
la Ninfalide Neptis rivularis, infeudata alla rosacea Aruncus dioicus e raramente osservata in biotopi collinari, dove è in rapido regresso;
la Ninfalide Euphydryas glaciegenita, discussa e dubbia “bona species”, recentemente separata dalla congenere Euphydryas aurinia di quote inferiori, e che dovrebbe comprendere forme montane ed alpine intermedie, quali la forma volupis (Fruhstorfer, 1917) e la forma merope (De Prunner, 1798), diffuse su prati e pascoli prealpini e alpini;
la rarissima Pieride Pieris ergane, molto localizzata in ambienti rocciosi, con poche segnalazioni nelle Prealpi Comasche, Lecchesi e Bresciane;
la Satiride Lasiommata achine, localizzata in luoghi freschi ed ombrosi ai margini dei boschi ed in costante declino, al punto di essere inclusa nell’elenco dei Ropaloceri più minacciati;
la Satiride Erebia styx, interessante e caratteristica Erebia delle Prealpi calcaree lombarde, dove si riproduce su cenge erbose di falesie e rupi anche a basse quote.
Meritano infine di essere descritti alcuni eccezionali biotopi montani, dove convivono contrastanti associazioni vegetali a diretto contatto tra loro, come alcuni ambienti su monti sovrastanti il Lago di Como, dove su pendii carsici con forte pendenza sono presenti numerosissime e puntiformi aree umide, anche di pochi metri quadrati di superficie, caratterizzate da vegetazioni a molinia, gladiolo palustre, capelvenere ed altre specie a diretto contatto con generalmente più ampie superfici a prato arido con affioramenti rocciosi o rupi. Qui trovano rifugio l’Esperide Heteropterus morpheus, abituale frequentatore di molinieti, ed eccezionalmente la Satiride Coenonympha oedippus pedemontana, tipico rappresentante di molinieti e torbiere planiziali, che qui si riproduce fin oltre i 1000 metri di quota (forse la massima altitudine conosciuta in Europa per questa specie) e vola assieme a specie esclusive dei prati aridi, come i Licenidi Pseudophylotes baton, Maculinea arion e Polyommatus dorylas, la Pieride Colias alfacariensis, le Satiridi Hipparchia fagi, Lasiommata megera e, fatto ancor più sorprendente, la già citata Erebia styx.