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La pianura milanese |
La pianura propriamente detta, o bassa pianura, è compresa nelle province di Milano, Lodi, Pavia, Cremona, Brescia e Mantova, mentre l’alta pianura, che precede la fascia collinare delle Prealpi, è distribuita nelle province di Varese, Milano, Bergamo e, in minor misura, Brescia e Mantova.
Quasi ovunque fortemente antropizzata ed oppressa da un pesante inquinamento atmosferico in tanti periodi dell’anno, la Pianura Padana consente ad un limitato numero di specie di Ropaloceri, per lo più comuni e/o migranti, la presenza in prati fioriti, incolti, rari boschetti, margini erbosi di corsi d’acqua, parchi e giardini: la cosmopolita Pieride Pieris rapae; le altre Pieridi Pieris brassicae, P. napi, Colias crocea; i Licenidi Polyommatus icarus e Celastrina argiolus; l’Esperide Ochlodes venatus; le migranti Ninfalidi Vanessa cardui e V.atalanta; le Ninfalidi Aglais urticae e la splendida Inachis io ; le Satiridi Pararge aegeria, Coenonympha pamphylus, Maniola jurtina e così via … Qua e là, su superfici incolte o cespugliate, si possono rinvenire i vistosi Papilionidi Papilio machaon e Iphiclides podalirius, quest’ultimo poco frequente e minacciato in Pianura Padana. In boschetti ripariali lungo i corsi d’acqua abbiamo le Ninfalidi Apatura ilia e l’ormai rarissima Nympahlis antiopa. Lungo le sponde erbose di qualche fosso e canale irriguo, in prossimità delle risaie e dei fiumi, sopravvive la rara e minacciata Licenide Lycaena dispar, specie igrofila molto sensibile alle bonifiche, allo sfalcio delle sponde, alle irrorazioni di erbicidi e di pesticidi in genere, cause principali del suo declino in Europa. Fortunatamente la specie è in grado di colonizzare aree alternative di rifugio e più volte sono state osservate femmine erratiche, lontane dai loro siti di riproduzione.
Ad interrompere la monotonia e la banalizzazione del paesaggio padano concorrono i rari lembi di foresta planiziale, localizzati soprattutto lungo i principali corsi d’acqua e di particolare interesse naturalistico, come quelli compresi nel Parco Lombardo della Valle del Ticino, uno tra i pochi grandi fiumi europei con tratti di sponda ancora naturali e dove tra le circa 70 specie censite (Balestrazzi, 1999; Naluzzo, in verbis) trovano rifugio nei più svariati habitat alcuni fra i più rari e minacciati Ropaloceri europei: la già citata Lycaena dispar; il Licenide Satyrium pruni , che si evolve nelle macchie e siepi di prugnolo (Prunus spinosa) ai margini dei boschi; la Satiride Coenonympha oedippus, che a partire dagli anni ’50 e ’60 del secolo scorso qui ha subito un notevole regresso; la localizzata e splendida Papilionide Zerynthia polyxena padana (Rocci, 1929) infeudata alle piante del genere Aristolochia ed attualmente presente con poche colonie; inoltre, l’interessante Esperide Heteropterus morpheus, che in alcuni luoghi della Pianura Padana eccezionalmente produce due generazioni l’anno, ed ancora la Licenide Lycaena alciphron, dagli splendidi riflessi azzurro-violetti, molto rara in pianura ma più frequente in vallate montane ed alpine ben esposte.
Particolare interesse scientifico e paesaggistico è anche offerto dalle residue brughiere dell’alta pianura lombarda, in parte boscate ed in parte aperte con associazioni vegetali spesso dominate da Molinia o da Calluna vulgaris (quest’ultima volgarmente detta brugo, da cui brughiera) e purtroppo gravemente minacciate non solo da un naturale processo di imboschimento, ma anche dal degrado indotto dalle attività umane e dalla realizzazione di grandi progetti aereoportuali e di arterie stradali. Fra le circa 50 specie annoverate, si trovano alcuni Ropaloceri tipici dei molinieti, come il già citato Esperide Heteropterus morpheus, e delle steppe, come la Ninfalide Melitaea cinxia, rarissima in Pianura Padana, e le Satiridi Hipparchia statilinus e Kanetisa circe. Un discorso a parte meriterebbe la Licenide Maculinea alcon, considerato uno fra i più rari e minacciati Ropaloceri d’Europa, ospite di poche brughiere umide (Mermet, 1998) e particolari torbiere, biotopi gravemente minacciati anche per la loro veloce dinamica evolutiva.
Infine, vanno citate anche alcune specie che frequentavano le radure dei boschi del Ticino, ormai relegate a citazioni storiche, in quanto estintesi poco dopo la metà del secolo scorso:
la Ninfalide Melitaea britomartis, elemento steppico orientale che trovava il suo limite occidentale di diffusione nella Pianura Padana a nord del Po, dove con le sue sottospecie bivoltine Melitaea britomartis aureliaeformis (Verity, 1917) e soprattutto Melitaea britomartis melathalia (Rocci, 1930) era diffusa, anche se molto localizzata, nei luoghi boscosi adatti. Attualmente la farfalla, con la sua sottospecie univoltina Melitaea britomartis michieli (Varga, 1969), forse è ancora presente in qualche luogo delle regioni italiane più orientali, al confine con la Slovenia;
la Ninfalide Euphydryas aurinia moritura (Verity, 1928), sottospecie planiziale dell’Italia nord-occidentale, di cui erano note alcune stazioni del Varesotto, Comasco e Brianza (qui con forme di transizione verso la ssp. Euphydryas aurinia comacina, Turati, 1910);
la Ninfalide Brenthis hecate, molto rara nella Pianura Padana e presente in passato unicamente in alcune radure prative dei boschi del Ticino a Turbigo e Cameri, dove si è estinta in seguito all’imboschimento naturale ed alle eccessive raccolte di alcuni collezionisti;
La Satiride Lasiommata achine, simile a Coenonympha oedippus ma più grande, si è estinta anche nella fascia collinare ed è in regresso nella fascia montana delle Prealpi.