La
specie potrebbe beneficiare di molte azioni gestionali sull'habitat come
interventi selvicolturali volti al ripristino e al mantenimento di boschi
autoctoni (incluse tipologie specifiche, es. boschi ripariali) ed alla conversione
dei boschi cedui in alto fusto [Bb5], il mantenimento o creazione di zone
ecotonali (es. siepi tra i campi) [Bc1], l'utilizzo controllato di erbicidi
e pesticidi ed incremento dell'agricoltura biologica [Bc4], l'incoraggiamento
di pratiche agricole rotazionali [Bc5], il mantenimento dei prati polifiti
permanenti [Bc6], la promozione e miglioramento dell'utilizzo del set-aside
[Bc7], il mantenimento o ringiovanimento di ambienti aperti [Bc10], lo sfalcio
di prati e di altri habitat di alimentazione [Bc11]. Appare inoltre auspicabile
la protezione dei siti riproduttivi [Bd4]. Si evidenzia inoltre l'importanza
del controllo sulle modalità e sui tempi di realizzazione del taglio
nell'arboricoltura da legno [D7].
Per le attuali scarse conoscenze sarebbe inoltre necessario intraprendere
un progetto di monitoraggio dello status delle popolazioni [C1] e, previa
definizione qualitativa delle potenzialità faunistiche del territorio
[C4] e verifica della disponibilità di adeguate risorse trofiche
[C6], predisporre studi particolareggiati finalizzati ad individuare potenziali
interventi futuri [C11]. Sarebbero altresì desiderabili programmi
di educazione ambientale e divulgazione in ambito locale, dove attualmente
la specie nidifica [D2], e largo raggio [D3], per divulgare le problematiche
circa le minacce per il lodolaio e per le altre specie di rapaci che si
rinvengono normalmente in condizioni di bassa densità demografica.
Come
per altre specie di rapaci sono auspicabili interventi diversificati, che
vadano nella direzione dell'incremento di habitat disponibile [B] e l'esecuzione
di monitoraggi sulla popolazione esistente [C]. Appare inoltre importante
intraprendere azioni mirate sulla parte sociale [D].