Bufo bufo
Rospo comune
Classe: Amphibia
Ordine:Anura
Famiglia: Bufonidae
Distribuzione in Lombardia: la sua distribuzione è abbastanza uniforme nelle aree collinari e montane, mentre in pianura la presenza appare discontinua e prevalentemente limitata alle zone boscate residuali. Abbondante nella fascia tra 100 e 500 m, la specie è comunque presente fino a 1.300 m di quota e, localmente, anche a quote più elevate (oltre i 2.000 m).
Identificazione: è il più grosso degli anuri autoctoni presenti in Lombardia (e in Italia); il maschio raggiunge i 10 cm di lunghezza, mentre la femmina può arrivare fino ad oltre 20 cm. Le parti superiori degli adulti, che possono essere più o meno marcatamente verrucose, sono di colore variabile dal grigiastro, all’olivaceo, al marrone-rossastro, in genere marmorizzate con chiazze più scure del colore di fondo; le parti ventrali sono invece chiare, con o senza macchie (possono essere presenti marmorizzature grigio-nerastre o brune scure). Le ghiandole parotoidi sono ben sviluppate e divergenti nella parte posteriore. L’iride è giallo-arancio o color rame, con pupilla orizzontale. I giovani sono simili agli adulti, ma meno verrucosi e in genere di un colore più tendente al rossastro.
Specie simili: agli occhi inesperti può sembrare simile al rospo smeraldino che tuttavia ha dimensioni inferiori e presenta una colorazione caratteristica con grandi macchie verde brillante.
Biologia ed ecologia: si tratta di una specie che frequenta varie tipologie di ambienti: da quelli forestali a quelli aperti ed anche antropizzati, come orti o giardini. Gli ambienti riproduttivi sono anch’essi vari e comprendono vasche, stagni, canali, laghi, paludi.
Stato di conservazione: è inserito in appendice III della Convenzione di Berna. Valutato come specie “Vulnerable” (VU - vulnerabile) nella “Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani”. Benché in Lombardia siano presenti alcune delle popolazioni più abbondanti d’Italia (es. Lago d’Endine), la specie è comunque minacciata oltre che dal degrado degli ambienti frequentati, soprattutto dal traffico veicolare che causa l’uccisione di molti esemplari, in particolar modo durante le migrazioni primaverili verso le aree di riproduzione.
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