|
Torbiera in ambiente collinare |
Situati a cavallo fra la Pianura Padana e le Prealpi, i rilievi collinari si presentano con un paesaggio ondulato, ricco di laghi, boschi e campagne, intervallati soprattutto nel Varesotto, Comasco e Brianza a frequenti centri abitati ed aree industriali e commerciali; nella Bergamasca, nel Bresciano e nella regione del Garda si alternano invece prati magri, zone boscate, vigneti ed oliveti.
Mentre nelle province di Varese, Como e parte di Brescia, il dislivello fra i primi contrafforti montani delle Prealpi e l’alta pianura è separato da una fascia collinare di anfiteatri morenici, che lentamente degrada attraverso il Varesotto, la Brianza, la Franciacorta ed il Gardesano, nella provincia di Bergamo e parte di Brescia le differenze di altitudine sono rapidamente colmate dai rilievi collinari, che si innalzano quasi bruscamente sulla sottostante pianura.
Come la Pianura Padana, la fascia collinare è soggetta a forte pressione antropica su vaste aree del suo territorio, permettendo un’abbondante presenza di lepidotteri in biotopi generalmente di limitata superficie e spesso separati fra loro da discrete distanze, favorendo l’isolamento ed il conseguente declino di molte specie.
Oltre ai numerosi Ropaloceri che ben si adattano alle differenti condizioni ambientali ed altitudinali, qui si possono incontrare specie rare e localizzate, spesso legate a particolari habitat che ospitano esclusive specie vegetali, indispensabili al loro ciclo vitale:
la già citata Coenonympha oedippus forma pedemontana (Rocci, 1928), leggermente più piccola, gracile e scura della forma di pianura, in molinieti e torbiere con Molinia coerulea;
l’ormai rarissima Ninfalide Melitaea diamina wheeleri (Chapman, 1910) , fino agli anni ’50 e ’60 del secolo scorso discretamente diffusa in torbiere e prati umidi del Varesotto, Comasco e Brianza (con alcune forme locali descritte dal Verity), ma attualmente ritenuta confinata in una sola e ristretta area umida del Varesotto;
qua e là in boschetti dove vegetano le Aristolochia, la già citata Papilionide Zerynthia polyxena padana, qui con lievi variazioni che alle volte indurrebbero a descriverle come improprie razze locali;
sui prati magri delle colline calcaree, di notevole interesse paesaggistico e naturalistico per la grande varietà floristica che li caratterizza e per la presenza di interessanti comunità di insetti, soprattutto Ropaloceri, i Licenidi Pseudophylotes baton e Maculinea arion;
su rocce e muretti a secco il Licenide Scolitantides orion, infeudato a poche specie di Sedum;
lungo coste rocciose calcaree, il poco frequente e localizzato Pieride Pieris mannii, legato ad alcune specie di Crucifere;
qua e là dove abbondano macchie e siepi di pruni (Prunus spinosa ed altri Prunus inselvatichiti) la Licenide Thecla betulae, erroneamente ritenuta rara dai collezionisti per la sua grande elusività ed effettivamente scarsa nelle collezioni;
nei boschi umidi e nei boschi ripariali la grande e vistosa Ninfalide Nymphalis antiopa, che in questi ultimi decenni ha subito un notevole regresso, rischiando l’estinzione in alcune fra le province più inquinate o antropizzate;
sulle rupi assolate, dove vegeta il bagolaro (Celtis australis) la poco frequente Libiteide Libythea celtis;
infine, in alcuni luoghi del comprensorio gardesano, dove il particolare clima submediterraneo lo consente, poche colonie disgiunte di Ropaloceri tipicamente mediterranei, come la Pieride Gonopteryx cleopatra, la Ninfalide Polygonia egea (citata anche di Bergamo e Brescia) ed eccezionalmente la Ninfalide migrante Argynnis pandora, localmente comune nell’Italia centro-meridionale ed insulare ma molto rara e sporadica lungo la cerchia alpina, dove nella sola Valle d’Aosta forma piccole e rare colonie stabili.