Bigia padovana
- Sylvia
nisoria Bechstein, 1795
Misure
di gestione
Il
principale fattore di minaccia è costituito dalla distruzione e dal peggioramento
degli habitat aperti.
Nelle
pratiche agricole occorre evitare l'eliminazione degli elementi di diversificazione
del paesaggio e minimizzare l'utilizzo di erbicidi e pesticidi. La gestione
forestale degli habitat collinari e montani dovrebbe evitare la ricolonizzazione
delle radure e dei prati pingui da parte della vegetazione arbustiva.
Le
preferenze della Bigia padovana per aree arbustive o boschive aperte in
prossimità di zone umide o irrigue suggeriscono il mantenimento di questi
habitat [Ba7] congiuntamente al mantenimento o la creazione di zone ecotonali
[Bc1]. Nell'ambito di una gestione agricolo-forestale che favorisca la permanenza
della specie si suggerisce: l'incoraggiamento di pratiche agricole rotazionali
[Bc5], il controllo dell'utilizzo di erbicidi e pesticidi nonché l'incremento
delle attività agricole che fanno uso di metodi di coltivazione "biologici"
[Bc4], il mantenimento di prati polifiti permanenti [Bc6], l'utilizzo del
set-aside [Bc7], l'impianto o la conversione dei frutteti per l'utilizzo
da parte della fauna [Bc9], l'incentivazione del pascolo programmato [Bc12],
il mantenimento e il ringiovanimento degli ambienti aperti naturali e semi-naturali
[Bc10] e lo sfalcio dei prati utilizzati quali aree di foraggiamento [Bc11].
In ragione del ciclo biologico complesso di questa specie, caratterizzata
da movimenti migratori a largo raggio, risultano di fondamentale importanza
attività di monitoraggio volte alla verifica dello status delle popolazioni
che nidificano nella regione [C2].
Trattandosi
di una specie che frequenta habitat in via di rarefazione e frammentazione
e in ragione della sua limitata distribuzione nazionale, la principale strategia
di conservazione consiste nella applicazione di interventi diretti sull'habitat
[B]. Per gli stessi motivi si consiglia l'esecuzione di monitoraggi sulla
popolazione esistente [C].