Barbo
canino -
Barbus meridionalis (Risso,
1826)
Misure
di gestione
Particolarmente
critici per il barbo canino sono: il tenore di ossigeno dell'acqua e la
naturalità degli ambienti.
Per
la salvaguardia della specie occorrerà evitare in maniera particolare:
l'inquinamento della acque; la captazione delle acque; l'artificializzazione
degli alvei fluviali; il prosciugamento degli ambienti di risorgiva.
Le
tipologie di intervento da attuare nei vari campi di azione saranno: la
reintroduzione della specie nei luoghi del suo areale originario da cui
è scomparsa [A1]; il ripopolamento o rinforzo delle popolazioni attualmente
in forte declino [A2]; la sospensione del prelievo alieutico [A3]. Dovranno
anche essere perseguiti: il miglioramento della qualità delle acque
[Ba1]; la rinaturalizzazione di alveo e sponde di corpi d'acqua [Ba2]; gli
interventi sul flusso minimo vitale dei corsi d'acqua [Ba3]. Parallelamente
dovranno essere effettuati: il monitoraggio della consistenza, della struttura
e dello stato di salute delle popolazioni su cui non sono ancora stati effettuati
studi specifici [C1]; la definizione delle potenzialità faunistiche
dell'ambiente in cui la specie vive [C4]; il monitoraggio della qualità
chimica e biologica delle acque [C10]. Sulla componente sociale occorrerà
intervenire: con azioni di educazione ambientale localizzata [D2] e di divulgazione
a largo raggio [D3].
Per
la conservazione del barbo canino occorrerà muoversi in tutti i campi
d'azione. Essenziale sarà l'intervento diretto sulle zoocenosi acquatiche
[A]; parallelemente andranno attuati tutti quei miglioramenti dell'habitat
fluviale [B] di rinaturalizzazione e di mitigazione delle artificializzazioni,
che ostacolano il recupero della specie. Un'adeguata azione di monitoraggio
consentirà inoltre la verifica dello status della specie e l'individuazione
di eventuali miglioramenti da apportare al programma di conservazione [C].
Non dovranno poi essere trascurate le azioni sulla componente sociale [D].